Riverniciare un mobile in legno laccato è un’operazione che richiede più attenzione rispetto a un semplice pezzo grezzo, perché la vecchia finitura lucida tende a respingere adesivi e vernici successive. Con metodo però si può ottenere un risultato professionale, trasformando un arredo superato in un oggetto contemporaneo. La procedura che segue accompagna dall’analisi preliminare del supporto fino all’ultima mano di trasparente protettivo, spiegando perché ogni passaggio è indispensabile per la durata e l’estetica del lavoro finale.
Indice
- 1 Valutare lo stato del vecchio film
- 2 Smontaggio e numerazione dei componenti
- 3 Sgrassaggio profondo
- 4 Carteggiatura e opacizzazione
- 5 Sigillatura dei pori e primer
- 6 Scelta della vernice
- 7 Tecnica di applicazione
- 8 Eventuale velatura o trasparente protettivo
- 9 Rimontaggio e cure di lunga durata
- 10 Conclusioni
Valutare lo stato del vecchio film
La prima ispezione serve a capire se la laccatura esistente è integra o screpolata. Una superficie compatta, priva di sollevamenti, può essere semplicemente opacizzata; quando invece si vedono crepe, bolle o macchie di umidità, la vernice deve essere rimossa fino al legno vivo perché costituisce una base instabile. Passare la mano aperta sulla zona lucida aiuta a cogliere differenze di grip: se le dita scivolano come su vetro, l’aderenza per lo strato nuovo sarebbe minima senza un buon primer.
Smontaggio e numerazione dei componenti
Cassetti, ante, pomoli e cerniere vanno smontati in modo sistematico; numerare con matita l’interno dei frontali consente di rimontarli nello stesso ordine. Rimuovere la ferramenta protegge dal rischio di rovinare metalli e, al tempo stesso, permette di verniciare senza mascherature complesse attorno a cerniere o pomelli.
Sgrassaggio profondo
Il grasso domestico, le cere lucidanti e perfino i silicone spray usati negli anni si depositano sulle lacche. Uno sgrassatore a base di alcool isopropilico o ammoniaca leggera scioglie questi residui meglio di un semplice detergente neutro. Conviene lavorare con panni in microfibra puliti, cambiandoli appena mostrano alone scuro. Completata la sgrassatura, si passa un panno inumidito con sola acqua tiepida per eliminare eventuali sale ammoniacali residui.
Carteggiatura e opacizzazione
Su laccatura sana basta carta abrasiva grana P320–P400, usata a mano con tampone morbido o con una levigatrice orbitale a bassa velocità. L’obiettivo non è togliere colore ma creare micro-rigature uniformi che assicurino ancoraggio. Quando la vecchia finitura è danneggiata occorre scendere a P120 e poi risalire gradualmente fino a P240 per evitare graffi visibili sotto la nuova luce. La polvere di carteggiatura va aspirata e poi rimossa con panno antistatico; se resta sulla superficie, si ammorbidisce e forma grumi sotto il nuovo film.
Sigillatura dei pori e primer
Il primer è il vero ponte chimico fra il vecchio rivestimento e la vernice. Per lacche poliuretaniche o nitro si usa un aggrappante a base epossidica bicomponente; sulle vecchie vernici acriliche basta un primer all’acqua “multisupporto”. Stendere il prodotto con rullo da finitura in microfibra corta o con pistola HVLP, facendo velature sottili e incrociate. Dopo l’asciugatura (normalmente due ore per i primer all’acqua, otto per gli epossidici) si effettua una leggera carteggiatura di finitura con P400 per abbattere la buccia d’arancia e si elimina la polvere con panno cattura-polvere.
Scelta della vernice
Le finiture poliuretaniche bicomponenti offrono resistenza elevata a graffi e macchie, ideale per piani di tavolo e cucine. In contesti domestici meno stressati si scelgono smalti acrilici all’acqua: asciugano in poche ore, quasi inodori e disponibili in finitura opaca, satinata o lucida. Importante leggere la scheda tecnica: la viscosità adatta al rullo va diluita al massimo al dieci per cento con acqua distillata; per pistola HVLP si scende di cinque punti per garantire atomizzazione fine. Un colorificio può catalizzare la tinta scelta in scala RAL o NCS per garantire riproducibilità nel tempo.
Tecnica di applicazione
Stendere strati sottili e incrociati, preferendo due mani leggere a una spessa. Sul fianco del mobile si parte dall’alto in verticale, poi si rincorre in orizzontale per uniformare senza sovrapporre gocce. Se si lavora a rullo, passare subito dopo con un pennello piatto a setole sintetiche morbide (“tirare” la vernice) elimina micro-bolle. Il tempo di sovraverniciatura è cruciale: mano su mano quando la finitura è ancora leggermente appiccicosa al tatto crea una fusione chimica, massimizzando adesione tra strati.
Eventuale velatura o trasparente protettivo
Su colori opachi molto pieni si stende spesso un trasparente poliuretanico satinato: serve a proteggere il pigmento dai graffi, soprattutto su ante di cucina o frontali di bagno. La trasparenza, tuttavia, può scaldare leggermente la tonalità; per mantenere bianco puro occorre un trasparente “non ingiallente” formulato con resina poliuretanica alifatica. La superficie va quindi lasciata indurire in ambiente pulito, a temperatura compresa tra 15 °C e 25 °C, per almeno 72 ore prima di rimontare la ferramenta.
Rimontaggio e cure di lunga durata
Una volta completato l’indurimento, si rimontano cerniere e maniglie, avendo cura di applicare rondelle in nylon se i contatti metallici potrebbero segnare la vernice fresca. Nei primi quindici giorni evitare detergenti aggressivi: pulire con panno appena inumidito e sapone delicato. Trascorso il tempo di cross-linking completo (di solito venti-ventotto giorni secondo scheda tecnica), la superficie raggiunge le massime prestazioni meccaniche e chimiche.
Conclusioni
Riverniciare un mobile laccato richiede pazienza più che forza: dalla sgrassatura accurata all’ultima mano di finitura ogni passaggio è un anello indispensabile di una catena che assicura durata e aspetto uniforme. Il segreto sta nel creare progressivamente una superficie priva di contaminanti, rugosa al microscopio, quindi sigillarla con un primer compatibile e infine applicare mani sottili di vernice ben diluita, lasciando al prodotto il tempo necessario per polimerizzare in profondità. Così anche un mobile datato acquista nuova vita, pronto a inserirsi nell’arredo contemporaneo con colori e texture perfettamente aggiornati.
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Paolo è un appassionato di apprendimento continuo e apprezza aiutare gli altri a imparare le competenze che hanno bisogno per affrontare i loro progetti domestici. Grazie alla sua esperienza e alla sua conoscenza, Paolo è diventato un punto di riferimento per molti appassionati di fai da te e di cucina, che cercano sempre i suoi consigli e le sue guide per realizzare i loro progetti.