La nostra società è legata al culto dell’immagine, ma anche alla ricerca del benessere inteso come star bene con se stessi, non necessariamente per piacere agli altri. Il sovrappeso è una condizione che interessa la persona in tutta la sua globalità e sono tante le sfaccettature e le componenti in gioco: dimensione estetica, psicologico relazionale, patologica.
Quali sono i motivi principali che ci spingono a contattare un professionista in campo nutrizionale?
La motivazione per intraprendere un percorso dimagrante nell’ottica di una dieta può nascere sia dal semplice desiderio di cambiamento, sia da una situazione di disagio psico-fisico, dovuto talvolta a tentativi pregressi falliti.
In altri casi avviene perentoriamente su consiglio medico, derivante da una diagnosi di cattivo stato di salute, quando gli esami del sangue rilevano valori fuori range o altro.
Su cosa è basato il rapporto col proprio nutrizionista? E come è regolamentato?
La fiducia reciproca è un’ottima garanzia per la buona riuscita di un percorso di educazione alimentare: il nutrizionista diventa un punto di riferimento sempre presente, su cui si può contare. Anche in questo genere di rapporto, vale il Codice della privacy secondo il D.L. 196/03, che il professionista è tenuto ad ottemperare.
Quali sono i rischi delle diete fai-da-te? Come fare per limitare i danni?
Per sapere se siamo in sovrappeso, basta calcolare l’indice di massa corporea (BMI), rapportando semplicemente il proprio peso (in kg) sull’altezza al quadrato (in m2). Ad esempio, pesare 80 kg ed essere alti 1,65 significa avere BMI=[80: (1,65×1,65) = 29,4] che indica uno stato di sovrappeso importante, in quanto il range di riferimento va da 18 a 25. Quasi tutte le bilance digitali moderne sono in gradi di calcolare questo indice e mostrarlo sullo schermo.
Non si sbaglia mai se si interviene riducendo le porzioni, aumentando l’attività fisica, eliminando le bibite zuccherate e diminuendo i condimenti. L’acqua deve essere privilegiata e assunta in grande quantità.
Invece, eliminare intere categorie alimentari, come i carboidrati (pasta e pane) spesso sortisce effetti contrari, sbilanciando la corretta distribuzione delle calorie, che devono provenire anche, anzi soprattutto, dai carboidrati.
Un altro errore è la scarsa varietà di alimenti consumati nella settimana, preferendo sempre gli stessi. Questo stile alimentare non consente il giusto intake dei diversi nutrienti e, a lungo andare, potrebbe far insorgere carenze o sviluppare intolleranze da accumulo.